All' indomani io mi trovavo, alle sette e un quarto di mattina e a meno cinque gradi, sul secondo binario della stazione centrale di Bologna, in attesa del treno freccia rossa che mi avrebbe portato in solo 3 ore alla capitale (è stata la prima ed unica volta che ho preso quel treno, perchè per il mio ritorno avevo prenotato l'espresso-notturno, che con le nevicate ed il freddo dei giorni successivi, fece la tratta Roma-Bologna in sette ore). Ma non andavo a Roma per manifestare, ne menchemeno per farmi arrestare: semplicemente dovevo. Eh si...dovevo reccarmi d'obbligo all'ambasciata del Messico in Italia, con sede a Roma, ed era un imperattivo cattegorico: dovevo. Dovevo andarci per motivi che ora non importa che racconti, ma non avevo alternativa: se volevo sbrigare delle facende notarili messicane dovevo (e ancora) andare a porre una firma fino a Roma.
Comunque sia, il viaggio sulla freccia rossa è stato bellissimo: attraversare a tutta velocità l'appennino complettamente brinato, mentre il sole sorgeva rosso tra i monti, in una giornata limpida di ciel sereno, è stato quasi come d'incantesimo: mancavano soltanto le fate; perchè dei boschi così bianchi, cosi candidi, puri ed apparentemente silenziosi e intatti non li avevo mai visti in vita mia. Come d'altronde non avevo mai visto la capitale. E ovviamente non sapevo cosa mi aspettava....
*Questa storia è bassata su fatti reali, ma non è reale. Nome di persone e luoghi sono delle semplici coincidenze. Si noti, inoltre, che alla tavola No.4 si collega con la storia di "ROBBY" .
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