sabato 12 novembre 2011

RAFFAELLA

Ho conosciuto Raffaella stasera, proprio nel momento in cui scendevo dal bus 21 all'aseto della fermata "Marconi", quella davanti all cinema Jolly. Ci reccavamo in piazza, per festeggiare la caduta del governo Berlusconi, in un aria festiva e fredda quasi come da capodanno: da via Cipriani avevamo raggiunto via Amendola per prendere il 25 e scendere in piazza, ma abbiamo deciso di prendere il 21 che passava in quel momento e poi fare l'ultimo pezzo a piedi. Proprio mentre l'autista frenava in prossimità della fermata, abbiamo notato questa ragazza que allungava il braccio facendo il segno di richiedere la fermata, ma seduta senza muoversi sulla panchina. Si aprono le porte. scendiamo. abboziamo fra di noi una scherzosa e quasi maligna osservazione della incuensueta situazione, quella di richiedere la fermata senza prendersi la briga di neanche alzarsi in piedi, quando all'improvviso questa ragazza ci chiama e ci chiede la cortesia di poter aspettare con lei il 25, che ormai era in arrivo, perchè diceva di avere difficoltà a salire sull'autobus. Anche noi alla fine dovevamo prender dall'inizio il 25 e anche noi dovevamo come lei andare in via Rizzoli, quindi abbiamo accettato di acompagnarla senza nessun problema.

Una ragazza sulla trentina, ne bella ne brutta, di carnagione chiara, capelli ricci e di color rosso sbiadito, con una faccia pulita, e un piumino lungo a tre quarti color viola, col capuccio col pelo, anche esso viola. calze scure e scarpe chiuse bicolori e col tacco alto. Il bus è arrivato, e quando si è alzata abbiamo capito il problema: non si reggeva in piedi, non riusciva a camminare se non col auito di almeno  due persone che la potessero reggere come stampelle una ad ogni braccia. Si doveva reccare a quel Pub affollato e anonimo in via dei caduti di Cefalonia, e con qualche fatica e molta calma e lentezza l'abbiamo accompganata. Ci diceva che si avrebbe preso una birra in quel Pub, giacchè era vicino alla fermata del 25 per por prendere appunto il bus ( ma in direzione di percorso verso l'altro capolinea) per poi andare in stazione, per prendere il treno regionale delle 00.30 ore, destinazione finale Faenza, per tornara a casa, a Imola. Aveva con se una piccola borsetta nera e un libro: "La felicità nel mondo: la vita attarverso il buddismo". la lasciamo in quel pub pieno di quella gente che ci ha visto entrare reggendo quella povera ragazza che continuavano a fissare, e rincuorati dai baristi che ci dissero che lei andava lì sempre e la conoscevano. l'abbiamo salutata augurandole una buona serata.

Di fronte a via Caduti di cefalonia c'è l'inizio del portico del pavaglione, di fronte a palazzo Re Enzo e quindi la Piazza Maggiore di Bologna. E nel cuore di una delle città più vivaci d'Italia c'è un vecchio cinema sotteraneo, abbandonato e collegato al sistema di sottopassaggi del centro cittadino, anche essi abbandonati,  che non conoscevo e non avevo saputo della sua esistenza fino a quel giorno: quel cinema appartenente al complesso della vecchia "galleria Accursio" era stato occupato, insieme al mercato di mezzo di via clavature ( anche esso sempre in pieno centro) dai collettivi che il giorno prima aveveno manifestato nel corteo "11.11.11 occupy the world". Era surreale: era quasi come tornare nel tempo, negli anni di lotta e di piombo, con tutta quella gente, giovani e vecchi, studenti e non, avvolti nel fumo di mille sigarette nella platea di un cinema surreale dalle pareti sverniciate e sbiadite, con diversi cavi pendenti e pericolanti in mezzo alla gente, ma con i bagni funzionanti che avevano pure gli specchi a corpo interno lunghi e larghi che neanche così li trovi nei camerini dei negozi. I "compagni" parlavano, discutevano, applaudivano, si confrontavano, tutto col retrogusto della freschissima caduta di un governo. Era tutto così noioso, mi sembrava di sentir ripetere le stesse parole sin dagli anni di lotta e di pimbo, ed io inevitabilmente non potevo fare a meno di pensare a quella ragazza che chissà come sarebbe arrivata da sola in stazione.

Decidemmo all'improvviso, sotto sugerimento di uno di noi, di andare a quel Pub che era lì vicino e accompagarla al treno. Salimmo a tutta fretta le scale, attaversammo via Rizzoli e quando stavammo per imbocare via caduti di Cefalonia, ecco lì che l'istinto mi fa girare la testa, e la coda dell'occhio riconoscere quel giubotto col pelo viola: era già seduta sul 25, pìamente che aspettava a porte aperte la partenza dell'autobus. Salimmo sul bus.

Era sinceramente sorpresa di rivederci, e visibilmente contenta che la stessimo accompganando a prendere il treno. Erano le 23,30 ed eravamo in anticipo di 45 minuti rispetto alla sua partenza. Ci presentammo e ci disse che si chiamava Raffaella. Con calma scendemmo, attraversammo il viale, entrammo in stazione e ci reccammo fino all'ultimo dei binari: il 10. Ovviamente prendemmo l'ascensore. Quella mezz'ora alla mezzanotte del nostro sabato sera, sul binario 10 della stazione, al freddo e tra i barboni, fù per me un'isegnamento di vita: questa ragazza, 36 anni, laureata in psicologia e specializazzione in psicoterapia, prende da un anno e mezzo, da sola, il treno da Imola per venire a Bologna, sia a vedere rassegne alla cineteca o a bere un aperitivo al bar di via caduti di cefalonia, affrontando l'indifferenza di una società che impone barriere fisiche alla mobilità delle persone che hanno problematiche psicomotrici, e non avendo paura di andare in un'altra città , altrove e da sola, evidentemente pur di non rimanere in casa. Senz'altro un problema a livello psichico ci sarà: per il fatto di non voler accetare la propria condizione, motivato secondo me dal semplicemente fatto di non voler usare delle stampelle o una segiola a rottelle, ma adirittura mettendo i tacchi! quindi ecco qui anche l'impossibilità di essere autonoma e di avere sempre bisogno di qualcuno che l'auiti a spostarsi. di accompganarla alla fermata. di salire su un autobus. Ci ha confessato che, nella sua impossibilità, a volte non ce l'ha fatta a prender in tempo il treno e quindi ha anche passato delle notti a Bologna senza la possibilità di tornare a casa, più di una volta a fatto notte sulla panchina del binario della stazione.

Alle 00.20 l'aiutiamo a salire sul treno nella prima carrozza, e dopo salutarla e farle un garnde in bocca al lupo di buona fortuna ci rivolgiamo al capotreno per dirgli di starci attento e magari darle una mano, oppure due, a scendere a Imola. "Volete un posticino in paradiso eh?" fù la sua cinica risposta. Ma..ferroviere di merda: ti auguro tutta una vita di sabato sera a lavorare sul regionale per Faenza delle ore 00.30!!!! .. poi comunque ci disse che lui ci terrà d'acconto: lei è fissa, la conoscono tutti,  lei prende quel treno per tornare a casa a Imola tutte le sere da diversi anni.

venerdì 4 novembre 2011

ALTRI LIBERTINI

Ho cambiato diverse volte idea. Ci ho messo dieci giorni a farmi venire la voglia ( la colpa è sempre del lavoro!) ma ce l'ho fatta: la copertina del romanzo "ALTRI LIBERTNI" di  pier vittorio tondelli, fatta per il workshop della scorsa settimana fatta con l'illustratore romano ONZE.

voilà!

vi piace?

lunedì 17 ottobre 2011

"Bocca di rosa" : un compito per anatomia artistica

bhe...che dire? all' Accademia di Belle arti di Bologna, il mio allora pfrof  di ANATOMIA ARTISTICA  ci faceva disegnare le canzoni di De Andrè ( figo si, ma dai...ad anatomia??) poi, all'esame uno doveva recitare o cantare ( a piacimento) la canzone scelta.



Io scelsi la mia boccuccia di rosa, e non cantai, ovviamente.

lunedì 10 ottobre 2011

"Los XV años de pueblo"

Serè sincero: He de confesar que nunca he estado en unos XV años de ninùn pueblo de Yucatàn, pero sin embargo, una vez tuve la oportunidad  de asistir (hace ya algunos años) a una boda de pueblo: en Uayalkè, comisaria de Abalà, cuando se casò Ismael, el hijo de doña Zenaida.

Fuè una boda de pueblo en todo el sentido de la palabra; por que como suele suceder en estos casos, son propio las clases màs humildes las que se demustran ser las màs generosas a la hora de brindar y compartir lo poco que tienen.. Aquella boda se llevò a cabo en el casco de una ex-hacienda henequenera abandonada, pero que fuè limpiada, chapeada y deshierbada para la ocaciòn. Era una hacienda bellisima, rica de gusto y decoraciòn en sus fachadas y exteriores (parecìa casi europea!!) y se veìa que fuè muy rica y opulenta  en los años de oro del oro verde...si no me equivoco pertenciò a la familia Peon de Regil, sendos hacendados de aquellos tiempos.

La imagen màs simbolica de aquella fiesta fuè cuando, encontrandome yo fumando un cigarro en el patio central del  casco de la hacienda, vì a lo lejos, hacia el horizonte del caluroso mediodia, casi como un espejismo, una fila de mestizas todas con su terno bonito, que en fila india venìan del pueblo hacia la hacienda, llevando en sus cabezas cubetas de plastica coloradas llenas de presentes y de ricos manjares para los novios. Eran divinas; y me recordaron una escena de la pelicula de Felini "Amarcord", quando un sultàn llegò al Grand Hotel de Rimini, acompañado de sus harem de odaliscas que lo seguìan graciosas y risueñas detràs de el en fila india.

giovedì 6 ottobre 2011

"EL CAMION"

Della serie "SONO OSSESIONATO COI BUS" eeh lo so.. e questa l'è proprio vecchia!! ..eeh già.. è stato il secondo acrilico su tela che ho fatto ai tempi del liceo, alla tenera età di anni diciasette. Ritrae la tipica scena e le vicisitudini di un autobus Messicano/ Yucateco che spiegherò a continuazione, ma per PAR CONDICIO, lo farò in spagnolo:

"La ruta es indefinida, pero no cabe duda que es un tipico camion de la blanca Mèrida, con su camionero majadero, gordo y feo, con sus mestizas, con sus pensionados del ISSTEY con su credencial del INSEN, con la enfermera del IMSS que pide parada , las empleadas de Chapur (con todo y su uniforme rosa y azul de hace algunos años), el borrachito, el punketo y hasta el albañil medio "en eter" que anda toqueteando a su x'um!! sin olvidar la clasico chavita "bien" y bonita que se sienta sin falta detràs del conductor, y hasta el anarquico-zapatista que andaba tanto de moda por ahi  en esos años... el contexto de estos personajes (bajo un techo collage/mural de la idiosincracia mexicana) es el de pasajeros de un camion urbano que està saliendo del traficado y caotico centro de mèrida, donde se pueden apreciar detalles 100% yucatecos como la vendedora del puesto de revistas que, achocada en una esquina y tapando el paso de los transeùntes ( como asi sucede en la vida real) vende la ediciòn del "diario de Yucatan" que avisa a la poblaciòn de la llegada del Huracàn "Dean", que ya ni me acuerdo por que lo puse, por que que yo me acuerde ni siquiera entrò ni hizo nada ni causò ningùn daño a personas o cosas..."









mercoledì 28 settembre 2011

" A TIBURTINA"

Il passato 14 dicembre 2010 il parlamento aprovava la fiducia al governo Berlusconi, seppur con colpi di scena clamorosi: in quei giorni si parlò di una compra-vendita spudorata dei voti, delle promesse di poltrone e posticcini all'interno del governo, come di pagamenti di eventuali mutui ai parlamentari "responsabili" che avessero deciso di far reggere il governo fino al 2013. Quel 14 dicembre, fuori Montecitorio invece, ci fù a dir poco una guerriglia urbana che paralizzò tutto il centro della capitale, dove si riportarono inumerevoli danni, saccheggi, incendi, arresti e feriti. L'italia era sgomenta e divisa da una clase politica insofferente ai problemi dell'italiani e di un popolo, quello italiano, che dimostrava sempre di più intolleranza, violenza e barbarie.

All' indomani io mi trovavo, alle sette e un quarto di mattina e a meno cinque gradi, sul secondo binario della stazione centrale di Bologna, in attesa del treno freccia rossa che mi avrebbe portato in solo 3 ore alla capitale (è stata la prima ed unica volta che ho preso quel treno, perchè per il mio ritorno avevo prenotato l'espresso-notturno, che con le nevicate ed il freddo dei giorni successivi, fece la tratta Roma-Bologna in sette ore). Ma non andavo a Roma per manifestare, ne menchemeno per farmi arrestare: semplicemente dovevo. Eh si...dovevo reccarmi d'obbligo all'ambasciata del Messico in Italia, con sede a Roma, ed era un imperattivo cattegorico: dovevo. Dovevo andarci per motivi che ora non importa che racconti, ma non avevo alternativa: se volevo sbrigare delle facende notarili messicane dovevo (e ancora) andare a porre una firma fino a Roma.

Comunque sia, il viaggio sulla freccia rossa è stato bellissimo: attraversare a tutta velocità l'appennino complettamente brinato, mentre il sole sorgeva rosso tra i monti, in una giornata limpida di ciel sereno, è stato quasi come d'incantesimo: mancavano soltanto le fate; perchè dei boschi così bianchi, cosi candidi, puri  ed apparentemente silenziosi e intatti non li avevo mai visti in vita mia. Come d'altronde non avevo mai  visto la capitale. E ovviamente non sapevo cosa mi aspettava....


                                        





*Questa storia è bassata su fatti reali, ma non è reale. Nome di persone e luoghi sono delle semplici coincidenze. Si noti, inoltre, che alla tavola No.4 si collega con la storia di "ROBBY" .

martedì 27 settembre 2011

"ROBBY" la storia intima allo scoperto del mio ex-titolare.






BHE..che dire? questo era il mio capo dove ho lavorato a vendere quadri e cornici negli ultimi 3 anni della mia vita.

lunedì 26 settembre 2011

"Cenizas"

"Cenizas" ovvero "le ceneri"; recente follia estiva, ideata e disegnata a matita in primavera, abbandonata durante la fine dell'anno accademico e ripresa tempestivamente a luglio inoltrato...






-Trattasi della storia delle "quemas" cioè degli incendi forestali provocati dalla mancanza di controlli di sicurezza da parte di  autorità e contadini, quando quest'ultimi brucciano le proprie terre per la bonifica, (puntualmente ogni anno tra aprile e maggio) seguendo una millenaria tradizione maya per la bonifica delle terre destinate alle coltivazioni... il problema si pone perchè son proprio l'ultima settimana di aprile e la prima di maggio le più calde dell'anno: le temperature superano già i 40 gradi e la stagione di piogge ancora non comincia, quindi con le foreste secchissime ed il forte vemto, quasi da calendario, ogni anno si divampano feroci incendi.

Nella prima settimana di maggio del 2007 questi sudetti incendi raggiunsero la periferia di Mèrida, facendo evacuare  periferie e paesi limitrofi e trastornando la vita (e i sudori ) di una città di un millione di abitanti.

venerdì 23 settembre 2011

ma chi l'ha detto che in centro a bologna non si vedono dei bei tramonti?

"Chi va piano, va sano e va lontano" provo a ripetermi in questi giorni di fine estate. perchè ci vuole senz'altro pazienza al sperar di trovare un posto di lavoro al più presto. me lo ripeto quindi come un mantra, e con molta filosfia, da quando è iniziata questa settimana, puntuale alle 17 mi faccio la doccia, scendo di casa ( prendo il bus, inmancabile!) e comincio a girare mezza Bologna. Oggi mi son concentrato sul centro, e pulito, perfumato, petinato e ghindato da "primo giorno d'autunno" comincio delle lunghe caminate, rigorosamente con occhiali da sole e senza cuffie, per stare all'erta in ogni momento, ed inevitabilmente per ascoltare i discorsi della gente; che quando si è da soli nelle lunghe camminate cittadine, sono più facilmente da gustare, per la sua natura e diversità: le ragazze che litigano con i suoi maschi e fanno le scenate steriche in un transitato incrocio, quelli che parlano di lavoro, della collega odiosa, della madre, della suocera, quelli che si fanno tutta via ugo bassi al telefono a parlare della cena che devono offrire a base di...minestrone (ma fai una cena di compleanno a base di minestrone? alla fine di un caldo settembre??)quelli che parlano del suo ex, della amica del ex, di amore, di sesso, di sesso ed amore al lavoro a casa e per strada, di politica, del civis, di merola, di calcio, e visto che è venerdi, di cosa si farà il fine settimana, e cosi via dicendo..

io un pò mi sento una mosca bianca, perchè non ho nessun con cui parlare, e sopratutto perchè un pò certi discorsi non li capisco, ma sopratutto perchè il mio umore non è propriamente alle stelle: portare in giro dei curriculum è una prodeza mica indiferente! inanzitutto devi prepararti psicologicamente e tener sù il morale, perchè ragazzi c'è di quella caffonagine in giro!!!! ..e parlo si, di voi comessi e comesse, titoalri, impiegati, baristi e camerieri che ti fanno sentire una merda perchè vai a bussare alla porta loro a chiedere lavoro..ma fammi il piacere!! in questo scontato paese di veline puttane ed escort sarà ormai già una cosa illogica un lavoro onesto?? non lo so, ma poco m'importa, perchè io il curriculum lo lascio lo stesso, sorridendo con il classico "non si sa mai" e ripeto, tenendo in considerazione che sei già preparato a tutto e tenendo sù il morale. per quello gli occhiali da sole: perchè negozio da cui esci, smorfia che fai (se qualcuno mi avese visto uscire, ad esempio dai negozi di galleria cavour dove mi sono azzardato a lasciar il curriculum, avrebbe pensato che avevo gli espasmi pre-parkinson dalle smorfie contorte che facevo, per non dire tutta la serie di sbuffare e sospirare a cui mi son dedicato) e quindi...dopo una bella camminata imbocco via del pratello...e OH SORPRESA!!..c'era un bellissimo ed enorme sole rosso al cenrtro della fine della via, verso l'orizzonte, nel mezzo matematico dei palazzi che rifletteva una luce divampante su tutto il pavimento del porticato, ormai in penombra, dando un effetto di fuoco in mezzo all'oscurità che si trova talvolta sotto i portici bolognesi.
Era come se il pratello prendesse fuoco, e la cosa più bella è che non c'era nessuno sotto quel portico: era uno spettacolo, durato pochi istanti, tutto per me... dunque mi son detto, che dopo tutto,vale la pena fare due passi per il centro, seppur con l'umore a terra. da lì ho proseguito, ho lasciato altri curriculum agli osti della via e pian piano mi son prolungato verso san felice e riva reno, fino a Lame, dove alla fermata del rondone ho preso l'autobus, e son tornato a casa.

giovedì 22 settembre 2011

"La gigetta"

Questa è la storia del signor Luigi, in arte "Gigetta", o almeno ,diciamo, ha questa nomea alla Pescarola, nel basso Bolognese, là verso via zanardi. Le sue prodeze di brava pompinara sono note sin dai tempi della P2. ..che altro dire? La Gigetta è la nostra vicina di casa; ma non qualsiasi vicina, ma nientemeno che la vicina "della finestra di fronte" ! ma che culo!!! e quindi ergo... puntale puntale alle ventidue mia nonna si gode (beata lei che ha la finestra di camera sua coordinata e alineata precisamente di fronte a quella della gigetta) lo spetacolo della vestizione di una donna di vita!

"vedendo il Messico dal bus 27A, una mattina d'inverno verso corticella"